L'ascolto del cuore nella missione educativa

Al giorno d‘oggi il compito di guidare gli adolescenti in un cammino di fede è cosa ardua, data la vulnerabilità dell’età liceale e la prepotente presenza di distrazioni tecnologiche. Queste ultime hanno sostituito o comunque sottraggono la voglia di incontrarsi e confrontarsi con i propri coetanei, frequentati spesso solo come interlocutori virtuali. Ho notato come educatrice dei giovani in Oratorio che la loro diffidenza ed incoerenza, nonché a volte l‘arroganza, sono sintomi di un bisogno più profondo. Tali atteggiamenti infatti nascondono un grido d’aiuto, di supporto nella ricerca della propria identità. Risulta dunque necessario che l’educatore non si scoraggi, dedicando piuttosto una maggiore energia per rispondere a questa richiesta di aiuto, nascosta ma pur presente. Come fare dunque? Don Bosco ci insegna che “in ogni giovane, anche il più disgraziato c’è un punto accessibile al bene e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile al cuore e trarne profitto“. Occorre quindi creare un clima di collaborazione, studio, divertimento nelle strutture che restano ancora, dopotutto, gli ambienti umani più significativi per spiritualità: la Parrocchia e l’Oratorio. Nelle attività organizzate è bene dare ai giovani l’opportunità di mettere a servizio i propri talenti, la capacità creativa. Bisogna poi curare il centro vivo verso cui tali attività convergono: l’ascolto della Parola di Duo e la celebrazione dei Sacramenti, senza i quali il nostro operare sarebbe sterile. Educare alla preghiera è obiettivo prioritario per chi ha il gioioso e oneroso compito di guidare i giovani nella visita al proprio “castello interiore”, di cui ci parla Teresa d’Avila. “Che cosa cercate?” (Gv 1,35-3 8), è la domanda che Gesù rivolge ai discepoli che lo seguono, conoscendo già la risposta nel loro cuore. E la stessa domanda penetrante, l’educatore dovrebbe porla ai giovani affinchè con la Preghiera, essi sciolgano il groviglio di pensieri e di interrogativi, comprendendo quale sia il loro futuro e mettersi quindi in cammino verso di esso. “Che bello pensare che il Cristianesimo sia essenzialmente questo! Non è tanto la nostra ricerca nei confronti di Dio -una ricerca, in verità, così tentennante», ma piuttosto la ricerca di Dio nei nostri confronti. Il Cristianesimo è grazia, e la grazia soltanto si percepisce e per di più si incontra nello stupore dell’incontro” (Udienza Generale, 19 aprile 2017). L'incontro cui ci invita Papa Francesco non è il momento dei “bei discorsi”, a cui i giovani risponderebbero con indifferenza, ma l’occasione che essi hanno per instaurare una relazione autentica con una persona che dedichi loro tempo senza pretendere niente. E’ chiaramente fondamentale che l’educatore in prima persona viva un cammino di Fede chiedendo il supporto di una guida spirituale, al fine di rendere fecondo il messaggio educativo che lui stesso rivolge ai “suoi” giovani. Scrive infatti l’Apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (Gv1, 1-4). L’educatore deve quindi ascoltare nei giovani la voce del cuore prima di quella delle labbra, e con gioia gridare loro “è Gesù che cercate quando sognate la felicità, è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso, che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare! ” (S. Giovanni Paolo Il, Veglia di Preghiera, 19 agosto 2000). Alessandra