Un uomo camminava sulla riva del lago

sulla riva di un lago Lago di Tiberiade! 212 metri sotto il livello del mar Mediterraneo. Un lago lungo 20 chilometri, largo 12, profondo dai 45 ai 50 metri. Figlio del fiume Giordano che lo genera scendendo dalle rocce dell‘Ermon. Vero gioiello della Galilea. E‘ mattina: un uomo cammina tutto solo sulla riva. Assorto nei suoi pensieri, sembra accarezzare con lo sguardo le placide acque del lago. E‘ un giovane che da poco ha iniziato la missione di predicatore itinerante, ma gode già di notevole successo. Molta gente lo segue, lo ascolta volentieri e il gruppo di ammiratori si fa via via più numeroso. Eppure si sente solo! Da tempo il suo cuore sogna amici sinceri disposti a condividere la sua avventura. E‘ mattino presto: sulle rive del lago alcuni pescatori attendono al lavoro tipico della gente dediti a questo mestiere. Il giovane predicatore li osserva attentamente. Alcuni. tirato in secca le barche. verificano lo stato dello scafo prima di riprendere di nuovo il largo. Altri stendono le reti al sole controllando scrupolosamente il loro strumento di lavoro. Altri ancora ripongono nei canestri il pescato e ributtano i pesci non buoni in acqua per la gioia dei tanti uccelli che volteggiano attorno alle barche. Il giovane predicatore si avvicina : due fratelli, Simone e Andrea e li chiama con un cenno della mano. I due dapprima si guardano stupiti, poi si avvicinano incuriositi. Cosa vorrà mai quell'uomo? Forse è un nuovo cliente in cerca di pesce fresco! Sarebbe un colpo di fortuna… Il giovane predicatore li guarda diritto negli occhi mentre pronuncia parole bizzarre: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Marco 1,16). Da due pescatori, semplici e vigorosi, ci saremmo aspettati una sonora risata di compatimento: “Altro che nuovo cliente, è solo uno squinternato perdigiorno che dice cose senza senso; torniamo al lavoro”. Invece l’invito per loro è chiaro, arriva diritto al cuore. Non avevano mai Visto quell’uomo, neppure lo avevano sentito nominare. Subito per lui sono disposti a lasciare famiglia, casa, mestiere. Girano radicalmente pagina. “Subito, lasciate le reti Io seguirono” (Marco 1,18). Poco oltre, camminando in compagnia dei nuovi amici, incontrano il vecchio Zebedeo con il suo equipaggio. Sono sulla barca e stanno mettendo in ordine la chabakah, 1a rete circolare che usano per la pesca. Il giovane predicatore guarda dritto negli occhi Giacomo e Giovanni, figli del vecchio pescatore e i due giovani “Lasciato il padre sulla barca con i servi, partirono dietro lui” (Marco 1,19) Un fascino irresistibile sembra aver contagiato i quattro pescatori. All’invito loro rivolto non sono seguite richieste di chiarimenti o di garanzie. Rompono subito con il passato, non si fermano neppure a salutare parenti ed amici. Tutto è cambiato improvvisamente. E’ iniziata una nuova avventura. Quattro pescatori diventano i primi seguaci del giovane predicatore, ora non più solo: saranno i primi di una lunga colonna di uomini che, nei secoli, getteranno le reti perché la barca della salvezza si riempia di persone salvate. stesso stile nel chiamare, stessa modalità nel rispondere Il giovane predicatore itinerante che sulle rive del lago di Tiberiade aveva scelto i quattro pescatori, usa ancora oggi il medesimo stile nell’invitare taluni alla sua sequela. Il primo a muoversi è sempre Lui. E’ Lui che fa il primo passo. E' Lui la sorgente di ogni vocazione. E’ Lui che comunica alle persone che ha scelto la propria specifica vocazione preparata da Dio prima ancora che gli occhi si aprano alla luce della vita. Il profeta Geremia lo ricorda con chiarezza: “Prima di’ formarti nel grembo materno, prima che tu uscissi alla luce, io ti ho stabilito profeta" (Geremia 1,5). La persona alla quale rivolge l’invito avverte con chiarezza una voce interiore, misteriosa, non fatta di parole percepite dall’orecchio, ma vibrazioni forti che arrivano diritte al cuore e all’anima. Proprio come per i quattro pescatori: una voce che affascina, coinvolge e sconvolge! E come per gli uomini del lago questa voce esige una risposta subito! E il conseguente distacco: distacco dalle persone, dalla professione, da un certo stile di vita. Si tratta di lasciare le reti per sciogliere le vele verso una meta nuova che, pian piano, verrà svelata. Si apre il tempo di stare con Lui, il tempo della formazione, come fu per i primi discepoli che impararono a conoscere il giovane profeta seguendolo e stando con lui giorno e notte. Per diventare come Lui li vuole, rendendoli così adatti alla missione che intende loro affidare. Giunge infine il momento della consacrazione definitiva. Come è stato per i discepoli: terminata l’esperienza con il maestro, furono da Lui inviati in missione: “Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini” (Marco 16,17). La consacrazione! L’uomo che il Maestro ha scelto rimane sempre lo stesso, ma con un valore aggiunto: il marchio definitivo dell’appartenenza a Lui. Pronti per condividere il sogno del giovane predicatore itinerante: formare un esercito di pace che, senza cannoni, carri armati, senza aerei, senza 007 addetti all’attività di spionaggio, senza diplomazie invadono il mondo per costruire la civiltà dell’amore. Tutti volontari, senza stipendio, senza ambizioni di carriera (purtroppo non tutti), senza moglie e figli, formano una truppa specializzata in operazioni di pace. Attenzione, non sono persone stupide o sprovvedute! Sanno benissimo che per il lavoro svolto li attende una ricompensa molto, molto conveniente, ricompensa che il predicatore itinerante aveva promesso a uno dei pescatori: “E noi che abbiamo abbandonato tutto per venire con te, che cosa dobbiamo aspettarci?”. Chiese in modo pratico e concreto Simone. “Tutti quelli che, per causa mia, avranno abbandonato fratelli e sorelle, padre e madre, case a campi, riceveranno cento volte di più e avranno in eredità la vita eterna” (Matteo 19, 27-29). Questa la risposta altrettanto pratica e concreta del giovane predicatore! p. Roberto